La cantina Cheo a Vernazza, i miei eroi alle Cinque Terre
Qualche sera fa ho fatto due passi in un piccolo paradiso a pochi metri da casa di mia nonna a Vernazza, nel vigneto verticale con vista di Cheo. Mi ha accompagnata Bartalo, un vernazzese che insieme alla moglie Lise e alla fidata cagnolina Diva, merita a mio parere un monumento e ora vi spiego perché 🙂
Quando nel 1997 le Cinque Terre sono state iscritte come Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco e nei due anni successivi vennero istituiti l’Area Marina Protetta e poi l’omonimo Parco Naturale, Bartalo e Lise hanno deciso di investire le loro risorse, il loro tempo e tutta la loro energia nel recupero della collina che domina il borgo di Vernazza e che era ormai ricoperta da rovi e boscaglia.
La cantina Cheo a Vernazza
Il recupero non è stato lavoro da poco. Sono state necessarie dapprima trattative per affittare ed acquistare le piane non appartenenti alla famiglia e ricomporre il territorio completamente frammentato dal punto di vista della proprietà e in un secondo tempo elicottero, personale esperto ed un’immensa determinazione e forza morale, ma soprattutto fisica per arrampicarsi da una terrazza all’altra, riscoprendo muretti a secco e piane estese per 1 ettaro e mezzo.
La vigna poi ha bisogno di anni per dare i primi frutti. Per la precisione, da quando la si pianta, la si deve curare per almeno sei anni affinché possa essere vendemmiata per la prima volta.
Dopo anni di sacrifici questa coppia di agronomi docenti universitari ha quindi fondato l’azienda “Cheo” nel 2003 e nel 2010 ha avuto la soddisfazione di arrivare a produrre circa 8.000 bottiglie, tra bianco d.o.c., Sciacchetrà e un rosso IGT.
Il 25 ottobre 2011 però buona parte di questo lavoro è stata spazzata via in poche ore dall’alluvione che ha travolto e sepolto il paese. Intere piane, muretti a secco, parte della monorotaia per il trasporto di uva e materiali, il magazzino… tutto perso.
Nonostante questa tragedia però non hanno rinunciato. Si sono rimboccati le maniche e hanno ricominciato tutto da capo. Attualmente la produzione sta riprendendo un buon ritmo, anche se serviranno ancora anni affinché le nuove piante possano essere vendemmiate.
Dire che li ammiro è estremamente riduttivo…
Comunque non li ammiro solo io! Il 22 giugno hanno vinto il premio “Una vita per il vino” di TerroirVino 🙂
Di recente Bartalo è anche stato nominato Presidente del Consorzio “Cinque Terre Sciacchetrà” per rilanciare la produzione di Sciacchetrà, il prelibato e rinomato vino passito delle Cinque Terre che sarà protagonista di svariati eventi a fine luglio nel corso di un festival organizzato ad hoc e a cui non vedo l’ora di partecipare!
Se capitate da queste parti, passate dalla cantina Cheo, per ammirare il loro lavoro, fare due chiacchiere e imparare nozioni di biologia ed agronomia come è successo a me (Bartalo è lo specialista del rapporto tra luce e pianta, cosa che lui mai e poi mai esprimerebbe in questi termini), ma soprattutto per degustare i loro vini. Se ci andate il giovedì alle 18:00 la cantina è aperta e la degustazione costa 15€ a persona. Gli altri giorni è meglio prendere appuntamento 🙂
Il mio preferito è il “Perciò”, e solo il nome merita che ci si soffermi a sorseggiarlo e si ascolti la sua storia…
P.S. Bartalo non si chiama proprio così. Il nome all’anagrafe è Bartolomeo Lercari, ma non essendo Bartolomeo un nome proprio facile per un bambino ed essendo il diminutivo vernazzese “Tumelin” già attribuito ad un intera famiglia, oramai da decenni lo conoscono tutti come Bartalo… anche per sottolineare da che parte stava nella disputa Coppi-Bartali 😉
Un territorio bellissimo, ma fragile che pochi ‘eroi’ contribuiscono a mantenere. Non conoscevo questa cantina, ma al nostro prossimo giro da quelle parti passeremo sicuramente da Cheo!
Merita, vedrai 🙂
Lise ti fa venire in mente la forza, la determinazione, la tenacia.
Bartolo la passione, l’amore infinito per questo territorio, la gioia , la semplicità un equilibrio fantastico .
Il Cheo bianco la passione dei più
Proprio vero! Grazie Valentina 🙂