Un week end a Marrakech
Un week end a Marrakech tra confidenze, tè alla menta, babbucce e atmosfere avvolgenti.
Nella vita di ognuno di noi ci sono anniversari importanti, che ci legano a persone speciali. La mia persona speciale è Emilie. Le nostre scelte professionali negli anni hanno messo centinaia di chilometri tra noi e molti mesi di lontananza fisica ogni anno, ma cerchiamo di non mancare l’appuntamento con il “nostro anniversario” a fine ottobre.
Da anni ci ritroviamo in luoghi sempre diversi, conciliando esigenze lavorative, voglia di scoperta o altri stimoli del momento. Il desiderio di scoperta di certe atmosfere fu proprio ciò che ci portò a Marrakech, la città rossa.
Marrakech è la più importante delle città imperiali. Fondata nell’XI secolo, fu influenzata dallo stile andaluso di cui sono un eccellente esempio le mura in arenaria che la cingono, i numerosi palazzi da Mille e una Notte e le atmosfere che obnubilano. L’ideale per ritrovarsi sulla pittoresca terrazza di un riad, tra comodi cuscini, tè alla menta, qualche pasticcino in pasta di mandorle e fiumi di parole…
Il programma del nostro soggiorno è stato rapidamente stabilito: incamminarci in una direzione diversa ogni mattina e vedere cosa ci avrebbe ispirato strada facendo.
A spasso per Marrakech
Si dice che tutte le strade portino a Roma, ma vi assicuro che a Marrakech vale anche “tutte le strade portano à la Place”, tutto sta a non perdersi nella labirintica Medina! Quella che per noi è e resterà la Place, altro non è che piazza Jemaa-el-Fna.
Oggi fulcro vitale della città ed un tempo sede del patibolo… su questa immensa piazza si assiste a performance costanti, organizzate o meno, degli abitanti o dei turisti, volontarie o subite…
Fino al primo pomeriggio è occupata in gran parte da un vastissimo mercato all’aperto, le cui bancarelle offrono dalle spezie, ai frutti esotici, tonnellate di arance da spremere in loco o portar via, stoffe, henné da utilizzare subito facendosi decorare mani, piedi e volto, prodotti dell’artigianato…, ma anche incantatori di serpenti, venditori d’acqua dai costumi fantastici, artisti di strada e tanti “dentisti”, anche se forse cavadenti è un termine più appropriato!
Verso il tramonto le bancarelle vengono sostituite da tavole che paiono infinite e chioschi che propongono piatti tradizionali cucinati al momento. Fumi, aromi, musica e luci danno vita a una Babele da cui è facile lasciarsi trasportare e annebbiare.
Attraversare la piazza può richiedere tempi lunghissimi, ma la nostra determinazione ci ha permesso di uscirne, per poi attraversare il viale che ospita centinaia di cocchi trainati da cavalli più o meno giovani e baldanzosi e giungere alla Koutoubia. Letteralmente la moschea dei librai, sovrastata da un bellissimo minareto almohadi che data del 1120 circa. Decorata con fregi in maiolica bianca, blu cobalto e turchese e impressionanti arabeschi scolpiti. Le piastrelle che restano sono ormai ben poche, ma se si chiudono gli occhi e si prova a immaginarla quando ne era interamente ricoperta la visione ne è quasi abbagliante!
Altra perla della città rossa è il palazzo Dar Si Saïd, scenografia ideale di molte storie delle Mille e una notte. Impossibile non lasciar vagare la fantasia passando da una sala all’altra, da un patio all’altro… per me un sogno.
A poche centinaia metri, tra un’artistica distesa di spezie o di babbucce, clacson impazziti e pareti di tappeti, si trova il Palais La Bahia, ovvero il Palazzo della Bella, occasionale residenza dell’attuale famiglia reale. Il suo interno è un miracolo dell’architettura e decorazione tradizionale marocchina. Un vero capolavoro composto da migliaia di mosaici, intarsi, fontane, vetrate, moucharabis, soffitti a cassettoni, archi, colonne… e silenzio quasi irreale.
Accanto a La Bahia sorge il Mellah, l’antico ghetto ebraico risalente al 1558. All’epoca era una vera città dentro alla città, dotata delle sue sinagoghe, parchi, souk ed il cimitero ancora visitabile e devo dire molto suggestivo. Si tratta di una distesa di tombe bianche che a me son parse semplicemente sparpagliate casualmente, e in molti casi prive di lapide.
Sulle sue mura svettano enormi nidi di cicogne ed il loro volo ci ha incantate durante una lunga pausa pranzo.
Quando finalmente abbiamo deciso di alzarci da tavola ci siamo dirette verso la Kasbah, l’antica cittadella reale costellata da intricatissime stradine, facendo però prima tappa alle Tombe Saidiane che chiudono nel primo pomeriggio.
Un complesso funerario voluto dal Sultano Ahmad al-Mansūr e risalente al 1557. Venne rivalutato solo nel 1917 e il restauro dei suoi due mausolei, decorati con stucchi e piastrelle color cobalto, durò decenni. Il sito è di taglia ridotta e per visitarlo serve calma e pazienza perché i mausolei sono visibili solo da piccole aperture e quindi apprezzabili da sole due o tre persone alla volta.
A pochi metri dalle tombe si trova il complesso del Palazzo Reale con le rovine del maestoso Palais El Badi. Un luogo veramente immenso e tranquillo. È stato un piacere sedermi difronte ai resti della vasta piscina centrale e semplicemente lasciar correre i pensieri disturbata solo dal volo di qualche cicogna.
La mia visita preferita però è stata quella alla Medersa Ben Youssef, un’antica scuola di studi coranici sviluppata attorno a un bellissimo cortile decorato da migliaia di mosaici e una fontana che rispecchia il tutto. Nelle gallerie laterali si trovano decine di cellette adibite a residenza per gli studenti. I pannelli in legno di cedro intarsiato che caratterizzano la parte alta delle gallerie lasciano senza fiato. Non ne sarei più uscita!
Quando finalmente mi son decisa a farlo, ci siamo incamminate verso la ville nouvelle, passando prima dal quartiere Dar-el-Bacha con i suoi mercanti di pelli, per poi giungere nel quartiere di Guéliz. Si tratta di una parte della città moderna e in stile occidentale, dal fascino a dir poco latente, ma dalla grande nota positiva: i bar con vaporizzazione d’acqua fresca lungo tutto il perimetro! 😉
Qui si trovano le boutique di lusso, le banche, gli hotel internazionali e tutti i servizi propri ad ogni grande città.
Passo dopo passo, rischiando il tracollo dovuto all’afa e saltellando da una zona d’ombra all’altra, siamo giunte al giardino di Majorelle, che ora conserva le ceneri di Yves Saint Laurent.
Il giardino prende il nome dall’artista Jacques Majorelle che nel 1919 fece costruire la bellissima villa in stile liberty blu elettrico, oggi definito proprio blu Majorelle. Grande collezionista e amante di botanica ha seminato il suo giardino con piante provenienti da tutto il mondo.
Alla sua morte negli anni ’60 sia la villa che il giardino vennero abbandonati e furono Yves Saint-Laurent e il suo compagno Pierre Bergé a occuparsi del restauro.
Qui è facile perdere la cognizione del tempo e abbandonarsi tra i suoi vialetti, accanto a una delle tante fontane o all’ombra delle grandi vele tese sopra al patio in cui è possibile pranzare o sorseggiare una limonata fresca… ovviamente abbiamo fatto tutto questo!
Ultima tappa del nostro breve soggiorno è stato il Giardino della Menara, raggiunto in calesse. Il giardino è circondato da un immenso oliveto all’ombra del quale le famiglie si rilassano durante il week end.
L’elemento magico è il grande specchio d’acqua rettangolare che offre giochi di luce e riflessi splendidi a tutte le ore del giorno. In base al momento, è possibile vedervi specchiata la catena Montuosa dell’Atlante, le nuvole o il padiglione delle Menara, col suo tetto in maiolica verde oliva.
Durante la nostra visita il sito era un po’ trascurato… spero che ora non sia più così.
Il souk
Il souk è il paradiso di trattative infinite, profumi e aromi, colori, luci soffuse date dai raggi del sole filtrati dai cannicci disposti a mo’ di tetto… una vera città nella città, pronta ad inghiottire il turista disposto a chiacchierare con i commercianti… e noi lo siamo state!
Il souk principale si trova al centro della medina, a nord della piazza Jemaa-el-Fna fino alla Medersa Ben Youssef. Le vie centrali che attraversano i souk sono costituite da un susseguirsi di bancarelle che espongono per lo più i prodotti artigianali provenienti dalle botteghe delle viuzze adiacenti. Ogni categoria di mestiere è storicamente strutturata e stabilita in una zona ben precisa della medina e sottostà a una gerarchia professionale e a regole abbastanza rigide. Tutto un mondo insomma.
Abbiamo bevuto il tè alla menta con molti di loro, soprattutto con i proprietari delle distese di pantofole multicolore, borse in lana cotta e piccoli accessori in tadelakt. Ci siamo perse in assurde trattative e conversazioni sulla loro tradizione e sulle origini di Emilie, che per i locali merita di essere considerata berbera doc, pur non avendo una goccia di sangue berbero…
Dove mangiare
Marrakech pullula di locali per tutti i gusti e soprattutto per tutte le tasche. Tra i miei preferiti:
- il Café des Epices sull’omonima piazza. Serve ottime spremute e panini, il tutto con vista sul variopinto mercato
- il Kasbah Cafè, decisamente turistico, ma dalla sua terrazza il panorama è veramente fantastico
- la Terrasse des Epices in pieno souk Charifla. Un locale splendido, con tavoli situati in bellissime alcove e dall’ottima cucina! Ideale per la cena
Noi abbiamo dormito qui
Abbiamo soggiornato presso il Riad Mariana. Un piccolo bijoux nascosto in una minuscola stradina pedonale idealmente posizionato per visitare la città. Come tutti per tutti i riad, anche a questo si accede da una porticina anonima, che si apre svelando un patio da racconto esotico, immerso nel silenzio e dalle luci soffuse. Particolarmente teatrale. Bellissima anche la terrazza sul tetto e il bagno con il tadelakt che sogno di avere in casa!
Al di là del suo aspetto da sogno però ne sono rimasta un po’ delusa… Il primo giorno è stato molto piacevole: personale gradevole e con tanto di tenuta tipica. Il secondo giorno il proprietario è partito per la Francia e da lì è cambiato tutto: molto rumore anche a notte inoltrata, sparite le tenute tipiche (rimpiazzate da tuta e pantofole da camera) e anche la convivialità… un vero peccato.
Ah, come più o meno ovunque a Marrakech, la sveglia è data prima dell’alba dal canto baritonale del muezzin del quartiere!
Il viaggio a Marrakech
Vivendo nel levante ligure, il volo Ryanair da Pisa rappresenta la soluzione migliore, anche perché parte all’alba e la prima giornata di vacanza è quindi piena.
Ripartire non è stato facile per svariati motivi… i principali: non sapevo quando avrei rivisto Emilie e il breve soggiorno mi aveva fatto venir voglia di rivedere il tutto con più calma e di visitare anche i siti limitrofi.
Il primo problema non ha trovato soluzione immediata, mentre per il secondo ho rimediato rapidamente prenotando un volo AR per qualche settimana dopo. Tappa a Ouarzazate 😉