Escursione a Ouarzazate, sull’Alto Atlante del Marocco
Ci sono luoghi la cui unicità lascia senza parole e fa inevitabilmente fantasticare e le qasba dell’Alto Atlante del Marocco ne sono un esempio perfetto.
A circa quattro ore di strada da Marrakech, l’escursione a Ouarzazate è un grande classico proposto da tutte le agenzie di viaggio in città e merita veramente. Personalmente vi consiglio di optare per l’affitto di un’auto con pernottamento in una delle qasba tradizionali nella Vallée des Roses.
Dirigendosi a sud, già pochi chilometri fuori dal centro di Marrakech ci si ritrova in un altro mondo… le case si trasformano in capanne di fortuna spesso semi-diroccate, ma comunque abitate.
La povertà diventa tangibile e la bellezza della natura sorprendente. Il paesaggio passa svariate volte da arido e polveroso a lussureggiante, i chioschi dei mercanti di souvenir a bordo strada si susseguono ogni poche curve e i pastori con le loro greggi sono una presenza costante e colorata.
Altro leitmotiv del paesaggio sono le capanne-cooperativa volute dall’attuale re Muhammad VI per garantire un minimo di indipendenza economica alle donne dell’Alto Atlante. Ce ne sono di dedicate alla lavorazione della noce d’argan e alla tessitura e produzione di tappeti tradizionali e uscirne senza fare acquisti è veramente dura.
Oltre a introdurre l’alfabetizzazione delle socie, entrambe le tipologie di cooperativa hanno permesso di strutturare scuole materne e presidi pediatrici e ginecologici nelle zone rurali. Insomma, un progetto valido che merita il sostegno dei turisti che passano da quelle parti e poi si tratta di prodotti di alta qualità.
Dopo due ore circa di tornanti in salita si raggiunge il Col du Tichka, a oltre 2000 metri. Inutile dire che il panorama a 360° è spettacolare, come degno di nota è l’abbassamento della temperatura se ci andate fuori stagione come feci io la prima volta.
Tenete conto che a fine novembre partii da Marrakech alle 7 del mattino con circa 28° e scesi per una pausa tè alla menta e gazelle in prossimità del passo a nemmeno 10°. Inutile precisare che non avevo previsto e il mio abbigliamento si rivelò a dir poco assiderante!
A metà strada tra il passo e Ouarzazate, vi consiglio di cuore una tappa alla qasba di Télouet, qui chiamata Palais du Glaoui, dal nome del pascià Thami El Glaoui che la ampliò e rese spettacolare. Pare che per raggiungere quella che per lui era la perfezione decorativa, mise al lavoro 300 operai che impiegarono tre anni solo per decorare soffitti e pareti.
Con la sua morte negli anni ’50 la qasba di Télouet venne abbandonata, anche perché considerata residenza del traditore da parte del popolo marocchino. El Glaoui in effetti fu un grande sostenitore del governo francese durante l’occupazione e una volta ottenuta l’indipendenza da parte del Marocco questa sua posizione non poteva che renderlo persona non grata…
Il palazzo si trova ai margini del piccolo villaggio di Télouet, dove è facile trovare una guida che per pochi dirham vi aprirà le porte del palazzo e vi accompagnerà a spasso per il borgo raccontandovene storia e tradizioni.
Ho incontrato Malik nei pressi del forno pubblico del paese, intento a chiacchierare con sua madre che stava facendo cuocere del batbout, il delizioso pane marocchino. Malik mi ha raccontato che Télouet è sempre stato considerato un borgo strategico dell’Alto Atlante perché sul passaggio delle carovane di mercanti, non lontano dalle miniere di sale.
Che dirvi del palazzo? Senza dubbio la rocca più bella che io abbia mai visto! Certo, le torri e mura esterne non sono conservate benissimo, ma le sale interne e le tante terrazze e cortili testimoniano ancora oggi di un lusso inimmaginabile.
La costruzione rispetta il canone tipico essendo in pisè, ovvero un’amalgama di fango, paglia e ciottoli. Sulle mura si scorgono ancora incisioni rappresentanti motivi berberi, mentre le pareti interne sono finite con stucchi, zellige e splendidi moucharabia intarsiati. Vagare tra gli appartamenti delle concubine del pascià e la sala di rappresentanza con archi moreschi alle finestre è stata un’esperienza speciale e mi è stato impossibile non immaginare scene da romanzo…
Lasciata a malincuore la cittadella di Télouet, dopo pochi chilometri sono giunta alla più famosa e esternamente impeccabile qasba di Ait Benhaddhou, un castello di sabbia fiabesco, sito tra mandorli, ruscelli e dune. Uno spettacolo, giustamente scelto come set per svariate mega-produzioni cinematografiche e designato patrimonio mondiale dall’UNESCO.
La rocca oramai è abitata da una sola tribù berbera composta da poche decine di persone, che assistono allo scorrere di fiumi di turisti che hanno rimpiazzato le mitiche carovane di mercanti sub-sahariani commercianti oro e avorio… mi sono sentita un po’ a disagio nel visitare il cuore del borgo, anche perché non so quanto beneficio traggano dall’orda di barbari della quale ahimè si fa parte visitando certe realtà. Resta il fatto che passare da qui senza fermarsi è impossibile e che la bellezza di questa cittadella toglie il fiato!
Un’altra qasba in zona è quella di Taourirt. Di certo molto bella, ma l’averla espropriata per trasformarla in complesso turistico l’ha anche privata del suo fascino per non parlare della sua anima… è come un piccolo parco d’attrazioni e mi ha molto intristita.
Penultima tappa di questo piccolo periplo è Ouarzazate nella valle del Dades. Una delle porte del deserto marocchino, confine tra terreno coltivabile e terra brulla e pietrosa, questa piccola cittadina fu fondata dai francesi nel 1928, ma conobbe la fama solo recentemente, quando il governo decise di stabilirvi la sede marocchina del cinema.
Visitare Ouarzazate e l’Alto Atlante del Marocco
- ho affittato l’auto nell’agenzia Mandolin Travel in Boulevard Zohra a Marrakech, a due passi dalla Koutoubia. Tra auto e benzina ho speso 760 dirham
- ho dormito presso la Kasbah Itran alle porte di Ouarzazate e della Vallée de Roses. Vi consiglio di consultare il loro sito perché la foto gallery parla da sé… detto questo, è veramente una struttura magica e la famiglia berbera Taghda che la gestisce merita stima e ammirazione per il lavoro svolto quotidianamente e il progetto intrapreso