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Ratnapura e le miniere di gemme dello Sri Lanka

La tappa a Ratnapura per visitare le miniere di gemme dello Sri Lanka l’ho fortemente voluta, un po’ per poterle paragonare a quelle brasiliane del Minas Gerais che ben conosco, ma soprattutto per capire anche questa realtà dell’isola. Beh, la tappa a Ratnapura è stata un’ennesima essenziale lezione di vita e un bello schiaffo sonante al morale, un po’ come quello ricevuto un po’ più a nord, visitando le contee del tè in Sri Lanka.

Ratnapura è un termine sanscrito, che significa per l’appunto città delle gemme. Qui vengono estratti rubini, zaffiri e altre pietre preziose e la vita della città ruota completamente intorno all’estrazione e al commercio delle gemme, commercio gestito in gran parte da stranieri, proprietari di circa 20.000 miniera.

Chi lavora nelle miniere lo fa per 12 a 14 ore al giorno, in condizioni al limite della schiavitù e per 400 rupie, ovvero 4$. In quelle visitate dai turisti non ci sono bambini, perché il lavoro minorile di qualsiasi tipo è illegale in Sri Lanka, ma nonostante la legge, secondo l’Unicef ci sono circa 60.000€ bimbi lavoratori sull’isola e oltre 20.000 si trovano proprio a Ratnapura.

La visita alla miniera è stata motivo di forte stress e imbarazzo per me e tra il caldo, il rumore prodotto dall’argano sempre attivo e la pena che ho provato sono semplicemente e vergognosamente svenuta… Ale è invece sceso con i  minatori in questo pozzo verticale e ho quindi chiesto a lui di raccontare l’esperienza.

Puoi descrivermi le miniere di Ratnapura?

Innanzitutto non è la miniera dei Sette Nani, non è la miniera dell’antico Klondike, niente di tutto questo ma dei buchi nella terra scavati a mano, profondi una quindicina di metri e coperti da semplici impalcature di legno artigianali.

Le miniere sono sparse in una vasta pianura alle porte del centro di Ratnapura e da lontano si nota solo un brulicare di uomini che vi trafficano accanto. Da vicino gli stessi uomini ti accolgono sorridenti e felici di mostrare il loro lavoro perché di lavoro vero si tratta. Deve essere una cosa più che sfiancante a giudicare dal loro peso e dal loro sudore, masticano betel senza sosta per non sentire la fatica e sopportare il caldo asfissiante che la fa da padrone nelle miniere di gemme.

Tappa a Ratnapura, per visitare le miniere di gemme dello Sri Lanka

Mi sono sentito un triste turista, vestito da turista con la bella macchina fotografica di Silvia, ma sempre un turista, brutto come un turista di fronte a gente che del lavoro ne fa la vita e lascia la vita nel lavoro.

Riassumendo: la miniera altro non è che supporti leggeri per una copertura che serve solo a non far entrare la pioggia nel pozzo e a proteggere il rudimentale argano in legno che lo sovrasta e con il quale mi son detto “caleranno cose e persone”.

Com’è andata la discesa in miniera?

L’invito dei minatori è stato accolto subito con il mio solito entusiasmo di fronte a imprese improbabili e ho solo risposto “si certo, volentieri”, come non approfittarne. Ho tolto scarpe e calze, preso la preziosissima macchina fotografica sotto le assolutamente inutili raccomandazioni di Silvia e ho detto “sono pronto”.

Subito ho pensato a come mi sarei aggrappato alla corda con la quale, attraverso l’argano, mi avrebbero calato fin nei meandri della terra ed ecco la prima sorpresa: ci si cala e si risale a mani nude! Ci si cala a mani nude appoggiando mani e piedi su scivolosi tronchi in legno senza alcuna protezione ed è in quel momento che avrei voluto accettare la droga in foglie da masticare che avevo rifiutato poco prima.

Ai lavoratori della miniera, ben più magri di me e sempre sorridenti, non ho mostrato il ben che minimo stupore e con orgoglio eurocentrico ho iniziato la discesa pensando: “beh, nemmeno tanto faticoso”, ma nell’incerto poggiare i piedi sui tronchi umidi è stata chiara la percezione che quello fosse uno dei lavori più tremendi, estenuanti e faticosi che la specie umana abbia concepito e a vantaggio di questa riflessione andava aggiungendosi il caldo umido, in rapido aumento metro dopo metro.

Tappa a Ratnapura, per visitare le miniere di gemme dello Sri Lanka

La Canon appesa al collo continuava ad essere sballonzolata contro i tronchi (ora lo sai Silvia), ma non potevo farci nulla perché ormai l’unico pensiero era: “respira piano vecchio mio perché qui fa un caldo mortale e le forze se ne vanno”. Quando ho appoggiato il primo piede a terra ho sentito fango e acqua caldi tutt’intorno e a dire il vero mi ha fatto pure un po’ schifo quella sensazione… ho guardato su e ho visto delle piccole teste che mi guardavano, ho girato i mio corpo di 180° e ho visto un angusto cunicolo con un minatore che mi guardava con un sorriso smagliante come avesse visto l’arrivo di un cocktail a quelle profondità.

Ho pensato di scattare qualche foto e di porre in inglese le domande di cortesia per risalire il più rapidamente possibile. Il sorridente signore mi ha chiesto da dove venivo e io “Italia” ; la sua risposta è stata la seconda grande sorpresa: “anche io lavorare in Italia, Milano, Napoli ma poi son tornato qua”. Eravamo in una miniera a non so quanti gradi e metri di profondità, in uno spazio angusto ma che dire angusto era poco, contornati da terra e fango che trasudavano acqua calda a cercare piccole pietre per poche rupie al giorno e preferiva stare lì che essere in una moderna città occidentale… proprio vero che ognuno sta bene a casa propria e che tutto è sempre relativo.

La visita è durata poco: ho scattato qualche foto, ho salutato e ricominciato la salita. Scendere in fin dei conti è stata una sciocchezza, ma salire come un incubo e di fatto non ci sono riuscito. A metà percorso mi sono fermato, non respiravo, mi mancavano le forze e i tronchi erano umidi e l’unica salvezza è stata il braccio tesomi dall’esile minatore che ha aiutato l’eurocentrico bianco a fare, per lui, un immane sforzo fisico per uscire dagli inferi.

Tappa a Ratnapura, per visitare le miniere di gemme dello Sri Lanka

La miniera non è chiaramente il mio habitat, ma ho compreso che se dici a uno “vai a lavorare in miniera” non è un buon augurio e ho imparato che è sempre tutto relativo. Infine, la macchina fotografica si è riempita di fango bloccandosi, io ne sono uscito sconvolto e fradicio, ma è un’esperienza che sicuramente vorrei ripetere, suggerendo magari di usare l’argano per calare le persone…

Come visitare le miniere di gemme dello Sri Lanka a Ratnapura

In città ci sono svariati negozi di gemme che propongono anche la visita alle miniere per poche rupie (500/700). Noi abbiamo dormito al Ratna Gems Guesthouse e la visita era inclusa nel soggiorno e mi è parso di capire che essendo l’unico motivo per venire fino qui quasi tutte le guesthouse la propongono o offrono.

Visitando le miniere di gemme, i minatori stessi vi proporranno delle pietre, si tratta ovviamente degli scarti che il proprietario della miniera lascia loro per arrotondare il magro stipendio. Non hanno alcun valore, ma sono un prezioso souvenir che consente a questi uomini di mangiare e far mangiare la famiglia. Acquistale, te lo chiedo per favore e col magone ripensando ai loro volti e alle loro condizioni di vita.

Puoi ovviamente anche acquistare gemme di reale valore presso i numerosi “spacci” locali. Le pietre non sono care rispetto agli standard italiani, ma in Sri Lanka non sanno montarle correttamente. Ti consiglio quindi di acquistare le gemme e farle poi montare una volta a casa.

Per informazioni su come raggiungere Ratnapura, ti invito a leggere la mia mini guida di viaggio attraverso lo Sri Lanka.

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Silvia's Trips

Hi there! My name is Silvia and after 15 years between the Paris Opera and the Palau de les Arts in Valencia I now run a boutique hotel in Cinque Terre, deal with tourism management and blogging, sail, horse-ride, play guitar and write about my solo trips around the world. For more info about me and my travel blog check my full bio.