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8 min.

Straordinaria Siem Reap

Da tempo sento il bisogno di scrivere di Siem Reap, ma trovare le parole per raccontare le mie emozioni senza cadere nel banale non è facile e quindi rimando… però forse Siem Reap è proprio banalmente straordinaria e unica ed è inutile cercare altri termini per definirla.

Siem Reap

Vi sono rimasta cinque giorni, al termine di un itinerario di due settimane in Cambogia che mi ha lasciata affascinata dalla bellezza, ma snervata da caos, sporcizia, corruzione e contraddizioni per me inspiegabili. Non ero quindi mentalmente aperta e disponibile al mio arrivo in città, ma ne sono comunque rimasta incantata e a distanza di anni vorrei tornarci per goderne con calma, senza subire l’impatto violento della sorpresa difronte all’immensità del sito.

Siem Reap

Questa cittadina sulle rive del Tonle Sap, il cui nome significa “Siam sconfitto” si è trasformata negli ultimi anni nella capitale turistica della Cambogia, grazie ovviamente alla poca distanza che la separa dai favolosi templi di Angkor, dichiarati nel 1992 patrimonio dell’umanità UNESCO.

La cittadina è molto tranquilla e pulita rispetto al resto del paese e gli standard di accoglienza si stanno rapidamente occidentalizzando con l’apertura di mega hotel e centri commerciali che sorgono alla velocità di finestrelle popup affianco a tradizionali guesthouse e mercatini di artigianato, che smerciano anche tante cianfrusaglie, va detto.

Siem Reap

Solo il piccolo quartiere francese mantiene un certo fascino dal punto di vista architettonico ed è sempre qui che l’offerta per quanto riguarda la ristorazione è più varia, ma anche più cara, soprattutto rispetto agli stessi standard cambogiani. Noblesse oblige…

Unica fonte di stress sono gli assillanti autisti di tuk-tuk che non danno tregua a nessuna ora del giorno e della notte. A tal punto che al mercatino notturno vendono svariati modelli di magliette con la scritta “No tuk-tuk! Thank-you”.

Il National Museum di Siem Reap

Essendo il sito così vasto e storicamente e architettonicamente ricco, vi consiglio di iniziare con una visita al National Museum (12$ per gli adulti e 6$ per i bambini fino ai 12 anni) per poter cogliere appieno il valore di ciò che vi lascerà a bocca aperta inseguito. Gli stili che si sono susseguiti ad Angkor sono infatti svariati, ognuno con i suoi codici e peculiarità e anche se le guide cartacee e non ne parlano, ritengo che solo la visione d’insieme offerta dal museo possa essere realmente utile ai fini della comprensione.

Qui poi ho scoperto anche molte curiosità architettoniche legate al credo popolare e religioso di cui non ho trovato menzione nelle guide. Come ad esempio il perché dell’inclinazione delle scalinate di Angkor Wat…

I locali non amano molto questo museo perché di gestione thai e su loro consiglio l’ho snobbato per farci una capatina solo in un secondo tempo. Ecco, ho sbagliato e se avessi cominciato qui avrei vissuto il resto del soggiorno in modo diverso, ma si sa che niente è come il senno di poi.

Il Parco Archeologico di Angkor

Il parco si estende per oltre 400 chilometri quadrati, tra foreste tropicali verde smeraldo, specchi d’acqua e gli spettacolari resti di varie capitali dell’impero Khmer, sorte tra il IX e il XV secolo.

Tra di esse vi è anche la più grande città pre-industriale del mondo, abitata all’epoca da oltre un milione di abitanti. Come le altre grandi civiltà della storia, anche quella khmer cadde sconfitta dall’antico Siam e Angkor venne abbandonata e inghiottita dalla fitta giungla asiatica. Solo nel 1860, dopo svariate visite di altri esploratori, il francese Henri Mouhot la svelò al mondo.

Siem Reap

I resti giunti fino a noi riguardano solo l’architettura religiosa, anche perché unici costruiti in pietra durante il periodo di Angkor… tra di essi “solo” quarantotto templi – divisi dagli archeologi francesi che studiarono il complesso tra il piccolo circuito e il grande circuito – sono accessibili ai visitatori e per gli stranieri è previsto un pass cumulativoInclusi nel pass anche i templi del Roluos Group.

Il pass è acquistabile solo presso i punti vendita APSARA, su presentazione del passaporto e di una foto tessera. Può avere validità di un solo giorno (20$), tre giorni (40$ – da utilizzare nell’arco di una settimana) oppure una settimana (60$ – da utilizzare nell’arco di un mese). Ai bambini fino ai 12 anni viene consegnato un pass gratuito su presentazione del passaporto.

* acquistandolo il giorno del vostro arrivo dopo le 17:00 potrete accedere al sito per goderne già al tramonto e senza che questo accesso venga conteggiato!

Per poter rimanere in silenzio, non ho fatto affidamento a nessuna guida se non quella cartacea in vendita all’entrata dei templi a 1$. Si tratta di una copia selvaggia di Ancient Angkor di Claude Jacques e Michael Freeman e l’ho trovata validissima. Se volete averla prima di partire, potete anche acquistarla su Amazon, ma costa una ventina di $ in più…

A parte due capatine serali in bici per ammirare Angkor Wat al tramonto, ho affittato un tuk-tuk con autista (30$ su tre giorni) per le visite dei vari siti.

Siem Reap

Avendo sbagliato in passato, ora organizzo sempre i miei itinerari di viaggio affinché la bellezza e l’importanza di ciò che visito vada in crescendo e quindi ho applicato questa strategia anche qui.

Ho iniziato con una prima giornata piena dedicata al Grande Circuito, a circa sei chilometri da Siem Reap si estende per ventisei. La strada per raggiungerlo attraversa villaggi ordinati e risaie e percorrendola dopo il caos del resto della Cambogia se ne ricava l’effetto di un balsamo calmante. Quasi ogni casa espone bancarelle per la vendita di acqua, mais grigliato e fantastiche caramelle allo zucchero di canna confezionate dentro a foglie di banano. I siti di questo circuito sono ben diciassette e la loro bellezza mi ha sorpresa e lasciata senza fiato.

Siem Reap

Il mio preferito è il Pre Rup, un tempio a montagna e quindi di origine induista. Sia i bassorilievi che le sculture sono in un ottimo stato di conservazione e scalandolo fino alla vetta si gode di uno splendido panorama sulla campagna cambogiana.

Il secondo giorno, dopo una lunga e ahimè tardiva visita al museo, l’ho dedicato alla visita del cosiddetto Roluos Group dal nome della limitrofa cittadina a circa tredici chilometri da Siem Reap. Si tratta della prima capitale dell’impero, che marcò dal punto di vista architettonico l’inizio del classicismo khmer. Tutte le guide ne consigliano la visita in mattina, ma i locali me l’hanno sconsigliata proprio perché i lettori della Lonely Planet la prendono d’assedio, mentre nel tardo pomeriggio il sito è pressoché deserto e fa sognare. Il tramonto sul tempio Bakong poi è veramente magico.

Siem Reap

Il Piccolo Circuito si estende per diciassette chilometri partendo da Angkor Wat e include i templi più importanti e architettonicamente spettacolari della regione, costruiti a valorizzazione ed ornamento di Angkor Thom, ultima capitale dell’Impero Khmer sotto Jayavarman VII. Il cuore di questa strabiliante cittadella fortificata è il tempio buddista di Bayon, con i suoi volti sorridenti capaci catalizzare l’attenzione di chi ne incrocia lo sguardo e le bellissime biblioteche che sorgono nel cortile.

Siem Reap

Il più famoso è però il Ta Prohm, sempre in stile Bayon, questo tempio inghiottito dalla giungla venne scelto anni fa come set per il film Tomb Raider ed è ora la star turistica della zona nonostante i numerosi crolli ne riducano notevolmente la fruibilità.

Siem Reap

Angkor Wat

Angkor Wat è semplicemente un capolavoro architettonico. Pura perfezione che toglie il fiato e obnubila e rende tutto il resto non all’altezza e questo è proprio il grande difetto di questo sito… una volta sto Angkor Wat gli altri siti asiatici non sono abbastanza speciali e si tende a visitarli con una certa sufficienza, almeno per quanto mi riguarda.

Vi sono arrivata in bici al calar del sole e mi son seduta a leggere lungo la riva del fossato esterno, alzando lo sguardo di tanto in tanto per restare a bocca aperta davanti a tanto splendore, osservare i monaci che poco a poco ne uscivano e poi i fantastici giochi di luci e ombre riflessi nell’acqua tra un nenufaro e l’altro.

Siem Reap

Ci sono poi tornata prima dell’alba e sono tornata a sedermi allo stesso posto per osservare le migliaia di luci di altrettante bici e tuk-tuk in avvicinamento nella notte e poi le torce dei turisti che come tante lucciole attraversavano il ponte per accedere al sito. Col passare dei minuti lo specchio d’acqua ha iniziato a riflettere l’alba ed è stata magia. Immagini e sensazioni che mi faranno sempre compagnia.

Siem Reap

Una volta sorto il sole ho assistito a una processione in senso inverso e entrando finalmente a mia volta ho potuto visitare Angkor Wat in tutta tranquillità. Camminare tra le sue svettanti torri, le labirintiche gallerie, le innumerevoli camere, i portici e i cortili sovrapposti è stata una bellissima avventura tra storia e fantasie personali dettate anche dal romanzo che stavo leggendo, Temple of a Thousand Faces di John Shors, ambientato proprio qui 🙂

Angkor Wat fu concepito come tempio funerario per il re Suryavarman II e per cogliere appieno la simbologia legata alla morte come tramonto, la galleria dei bassorilievi andrebbe visitata da sinistra a destra, come vuole il rito funebre indù. A dire il vero però io ho vagato senza meta per ore, lasciandomi trasportare solo dalle sensazioni e dal gusto personale e la galleria in questione l’ho percorsa in senso inverso…

Siem Reap

Il viaggio in Cambogia mi ha colpita e nervosamente affondata, tanto che non vedevo l’ora di ripartire. A distanza di anni però, come accennato all’inizio del post, la nostalgia mi attanaglia e ho sempre più voglia di tornarci, di rivedere questo straordinario sito. Prevedo quindi una tappa a Siem Reap quanto prima, magari in occasione del Festival dell’Acqua di fine ottobre per ammirare il cambiamento del flusso di corrente del Tonle Sap, interpretato dai cambogiani come ringraziamento al fiume Mekong che dona vita e fertilità…

* trovate informazioni e suggerimenti su trasporti, alloggio, ristoranti o su cosa mettere nello zaino in questo post.

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Silvia's Trips

Hi there! My name is Silvia and after 15 years between the Paris Opera and the Palau de les Arts in Valencia I now run a boutique hotel in Cinque Terre, deal with tourism management and blogging, sail, horse-ride, play guitar and write about my solo trips around the world. For more info about me and my travel blog check my full bio.