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Il Teatro Verdi, un ottimo motivo per visitare Trieste

A fine ottobre ho aggiunto un altro nome alla mia lista di città italiane da visitare assolutamente: Trieste!

Trieste è una piccola città molto viennese o meglio molto austroungarica, che concilia lo stile mitteleuropeo alla sue origini romane e al mare. Un mare intenso che la abbraccia e le dona respiro. Una vera piccola perla che merita di essere visitata e apprezzata.

Il centro storico di Trieste è relativamente raccolto e può essere visitato a piedi: sulle orme dei grandi scrittori che l’hanno abitata, arrampicandosi in collina per scoprire l’antica città romana che dominava il golfo o ancora passeggiando sul lungomare, ma di questo ti racconterò un’altra volta.

Oggi voglio parlarti di ciò che mi ha portata a Trieste e che spero porterà anche te: il Teatro lirico Giuseppe Verdi.

Il Teatro lirico Giuseppe Verdi di Trieste

Questo sorprendente teatro all’italiana, a due passi da Piazza Unità d’Italia, venne costruito in poco più di dieci anni alla fine del ‘700, in base ad un primo progetto di Giannantonio Selva, già progettista della Fenice di Venezia, che si occupò degli interni prima del subentro di Matteo Pertsch, ispirato dal suo maestro Piermarini, il progettista del Teatro alla Scala. Proprio come la Scala fu inaugurato nel 1801 con un’opera di Salieri, Annibale in Capua.

La sala è assolutamente sontuosa: dorature, velluto rosso, eleganti palchi, un soffitto affrescato degno delle grandi capitali e, chicca recente sempre molto apprezzata dal pubblico neofita e internazionale, soprattitoli in italiano e inglese. Quello che chiamo un vero Teatro! 

Nel suo primo secolo di vita cambiò nome più volte: inaugurato come Regio Teatro Nuovo, venne poi ribattezzato Teatro di Trieste, Teatro Grande e Teatro Comunale. Nel 1901, nella notte della morte del Maestro di Busseto, venne a lui intitolato.

Nel corso di questi due secoli il Teatro Verdi ha assistito a importanti prime assolute, ha ospitato i grandi nomi della lirica come Antonino Votto, Maria Callas, Boris Christoff, Franco Corelli, Peter Maag, Marcelo Alvarez o Juan Diego Florez. Negli ultimi anni aveva perso un po’ del suo lustro passato, sorte comune a molti teatri italiani purtroppo, ma la nuova gestione ha assolutamente tutte le competenze per riportare il teatro molto in alto.

Altra perla del teatro è il Ridotto all’ultimo piano. Una bellissima sala rettangolare con colonnato ligneo laterale a sostegno del ballatoio superiore, un elegantissimo parquet in rovere, un immenso lampadario in vetro di Murano e il soffitto decorato con maschere della tragedia greca e muse.

La stagione del Teatro Verdi

Il 30 ottobre con la prima del Don Giovanni è stata inaugurata la stagione lirica di Trieste e una nuova stagione per il teatro tutto: nuovo sovrintendente, nuova linea artistica e nuova vita per questo splendido teatro all’italiana.

Non potevo mancare: perché il nuovo sovrintendente è Stefano Pace, un caro amico con il quale ho collaborato per molti anni e che sono certa saprà dare nuova linfa a Trieste, perché non potevo perdermi la regia di Allex Aguilera, un altro caro amico e collega che stimo molto, perché le scene sono state affidate a Philippine Ordinaire, anche lei amica di vecchia data e anche lei artista ispirata e poi perché il Don Giovanni non mi stanca mai!

La stagione lirica del Verdi di Trieste è proseguita con un nuovo allestimento del Werther di Massenet, un dramma sempre moderno e intimistico, molto più accessibile di quello romanzato da Goethe, ma altrettanto coinvolgente.

I prossimi appuntamenti:

Se ti stai chiedendo perché andare all’opera, eccoti 8 ottimi motivi! Ce ne sarebbero molti altri, ma questi sono proprio incontestabili 😉

Don Giovanni

Non ho assistito alle precedenti inaugurazioni del Teatro Verdi, ma posso dire che questa è stata una prima col botto! Ho amato le linee pulite della scenografia che hanno immerso la storia in spazi alla De Chirico, fuori dal tempo, ma emotivamente carichi, i costumi di William Orlandi e le scelte eleganti della regia che ha saputo esaltare la forza dei personaggi e l’alternanza di emozioni in totale armonia con la partitura di Mozart e il libretto di Da Ponte.

Sicura la direzione di Gelmetti di cui ho apprezzato i tempi e validissimo il giovane cast! Particolarmente perfetto l’energico Nicola Ulivieri nel ruolo del Don Giovanni, affiancato da un esperto Carlo Lepore; agile vocalmente e passionale Raffaella Lupinacci nel ruolo della da me sempre incompresa Donna Elvira e notevole la vocalità di Raquel Lojendio che non conoscevo nel ruolo di Donna Anna.

Questa prima è stata un successo, di pubblico e dietro le quinte.

Se vi va di ascoltare il Don Giovanni, vi consiglio questa versione con un cast d’eccezione diretto da von Karajan oppure questa più recente e con un cast maschile da urlo diretto da Abbado.

Nel mentre vi lascio con il “Finch’ han del vino” di Peter Mattei nella regia di Haneke, uno dei miei più tosti e al contempo soddisfacenti ricordi professionali…

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Silvia's Trips

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