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7 min.

Trekking in Nepal

Mentre mi organizzavo per il viaggio in Argentina Jenni partiva per un trekking in Nepal, un viaggio che sogno da anni e che non so quanto potrò ancora rimandare. Nel mentre però non potevo che intervistarla, anche perché la sua esperienza post terremoto mi incuriosiva parecchio e penso possa interessare quanti stiano esitando.

Buona lettura.

Da dove nasce il tuo amore per i viaggi e come si e’ sviluppato?

Il mio amore per i viaggi credo mi sia stato tramandato un pò come si tramanda una vecchia tradizione di famiglia.

Con i miei genitori ho sempre viaggiato in camper, on the road, tipo zingari per intenderci, un modo perfetto per imparare ad immergersi nelle culture locali: Italia, est Europa, Marocco, Turchia, Russia. Ogni anno una meta diversa. Quando poi sono “diventata grande” mi è stato un passaggio spontaneo portare avanti la tradizione a mio modo: zaino in spalla.

Se penso a qualcosa di bello che potrei fare penso sicuramente a un viaggio e appena posso mi organizzo e parto.

Cosa ti ha portato a scegliere il Nepal?

Nel 2012 ho visitato l’India e il mio giro non prevedeva le montagne, ma al momento dell’arrivo a Delhi me le hanno consigliate e ho deciso di fare una tappa rapida a Manali nell’Himachal Pradesh.

Mi è piaciuta parecchio quella zona che ha risvegliato il mio interesse per la montagna o forse sono stati lo smog e il caos di Delhi a farmi innamorare così dell’aria pulita di Manali! Sta di fatto che quest’anno mi è capitata l’occasione di visitare il Nepal e quando ho provato a immaginarlo mi sono venuti in mente i paesaggi indiani e mi sono decisa: Nepal sia!

Il terremoto che ha preceduto il tuo viaggio ti ha fatto esitare?

Ho raggiunto un vecchio amico che passa spesso gli inverni in Nepal. Sono partita a inizio dicembre e il terremoto ha colpito il paese l’aprile precedente e sì qualche dubbio l’ho avuto, più che altro per gli spostamenti interni: sapevo che molte strade nella valle di Kathmandu erano dissestate o chiuse ma lui mi ha tranquillizzato al riguardo dicendomi che il nostro itinerario sarebbe partito in direzione opposta, verso Pokhara, il punto di partenza di bellissimi trekking lungo l’anello dell’Annapurna, uno dei giganti dell’Hymalaya.

Trekking in Nepal

Qual è stato quindi il tuo itinerario nel dettaglio?

Kathmandu

Arrivata a Kathmandu ho passato i primi due giorni a esplorare la città, meno caotica del solito per mancanza di gas e quindi benzina. Sono rimasta impressionata nel vedere le code di motorini e di bombole legate (!) in attesa di essere ricaricate. La causa di queste interminabili colonne però non era il terremoto, ma la politica: l’India che rifornisce abitualmente il Nepal ha ridotto l’esportazione a causa di diatribe… il gas arrivava quindi a singhiozzi in tutto il paese e abbiamo imparato in breve tempo a gioire insieme agli altri dell’arrivo dei rifornimenti!  (So che la situazione attualmente è normalizzata).

Il giorno del volo per Pokhara ho rapidamente visitato il Tempio di Pashupinath, famoso per le cerimonie di cremazione, in compagnia del mio amico Lillo. Un momento mistico direi. Nel Pashupinath c’è un porticato e lì vivono diversi baba, i santoni per intenderci. Hanno tutti un loro piccolo spazio vitale sotto il colonnato. Un luogo molto suggestivo, che mi ha inghiottita tanto da farci quasi perdere il volo.

Lillo ha il suo baba di riferimento e ci siamo quindi seduti a gambe incrociate, rigorosamente scalzi, nella sua dimora composta da tre file di colonne e un focolare sempre acceso con un pentolone sopra. Per quanti non avessero mai assistito al rito di preparazione del tè di un baba, è importante sapere che è molto lungo e cerimonioso e soprattutto non va assolutamente interrotto! Insomma il nostro volo decollava alle 15:00 e noi dieci minuti prima eravamo ancora seduti, intenti a trangugiare un tè a dir poco bollente nel minor tempo possibile!

Arrivati in aeroporto il nostro aereo aveva un’ora di ritardo e non nego di aver pensato che  la benedizione del baba ci fosse stata d’aiuto!

Gorepani, via Pokhara

Arrivati in città, una volta ottenuti i permessi per il trekking, ci siamo incamminati verso la nostra meta.

Premetto che non sono una hiker esperta e abbiamo quindi optato per una salita semplice: i 3220 m di Gorepani Poon Hill coperti in una settimana, nulla rispetto alle cime che mi circondavano, ma vedere passo dopo passo che ti avvicini a loro anche di poco è una sensazione meravigliosa.

Durante il giorno faceva caldo, si stava in maglietta e si sudava pure, la sera si aggiungevano tutti gli strati che si avevano, ci si scaldava intorno al fuoco e poi di corsa nel sacco a pelo. In camera praticamente la temperatura era la stessa di quella esterna e a volte ridevamo isterici per il freddo, per poi assopirci ripensando ai meravigliosi paesaggi ammirati.

Abbiamo macinato scalini su scalini e quando poi ce l’abbiamo finalmente fatta, dopo i primi momenti di felicità e soddisfazione ci siamo resi conto di una cosa: c’era ancora il ritorno da fare! Una discesa infinita, composta da scalini in pietra ovviamente sconnessi e non poco ripidi. La famosa “spezza-ginocchia” per intenderci!

Rientrata a Ghorepani ho però raggiunto la mia meta personale svegliandomi all’incirca alle 5 del mattino e percorrendo l’ennesima infinita scalinata, con una torcia prestata dall’hotel alla mano, per raggiungere un punto panoramico e assistere al risveglio degli dei, ovvero l’immensa catena montuosa che si staglia davanti agli occhi al levar del sole. Mi sono sentita come sorretta dalle nuvole e tutto intorno a me sembravano germogliare queste vette bianche e ventose che inducono tanto rispetto.

Tatopani

Il nostro trekking si è concluso a Tatopani, un paesino in fondo alla valle da dove poi abbiamo preso il bus per rientrare a casa: Pokhara.

Tatopani in nepali significa “acqua calda” e per mia grandissima gioia ospita delle acque termali! Ho quasi pianto all’idea di un bagno caldo dopo tutte le docce fredde fatte!

P.S. a Pokhara abbiamo alloggiato all’Holy Lodge, la guest house di fiducia di Lillo.

Cosa ti ha colpito di più in Nepal?

Una risposta molto banale: le montagne.

Mentre sali, giorno dopo giorno, le vedi sempre lì che ti sfidano, ti invitano, ti incoraggiano e quando giungi alla meta che ti sei prefissata capisci perché hanno insistito così tanto e non puoi fare a meno di ringraziarle.

Cosa ti è piaciuto meno in Nepal?

Direi che non c’è stato nulla che non fosse di mio gradimento in Nepal.

Alcuni turisti potrebbero però storcere il naso nel dover pagare l’ingresso in alcuni spazi aperti delle città. Serve ad esempio un biglietto per accedere a Durban Square a Kathmandu – come se in Italia si pagasse per entrare a Piazza del Popolo a Roma o a Piazza del Campo a Siena – anche se devo ammettere che quando poi si capisce che il motivo è la ricostruzione di pagode, antichi palazzi, piazze e monumenti un contributo lo si da più che volentieri.

Come hai trovato il Nepal dopo il terremoto?

Tornata a Kathmandu le mie “guide” Lillo e Barbara mi hanno portata a Bhaktapur, una delle città più antiche del Nepal. Avevo notato una certa esitazione da parte di Lillo nell’andare, ma poi ho capito: per una persona che Baktapur l’ha vista prima del terremoto è un colpo al cuore vederla ora. È un cumulo di macerie, pali di legno puntellano quello che riescono e svariati poster mostrano gli edifici nel loro stato originale. Molti di questi poi non esistono proprio più. Baktapur è stato uno dei luoghi maggiormente colpiti dal terremoto e si vede.

Hai qualche consiglio per chi fosse in partenza per un trekking in Nepal?

Il Nepal è un paese famoso per gli amanti della natura e degli sport estremi e quindi consiglio un bel trekking, anche di soli cinque giorni (ci sono sentieri per tutti i gusti) e un’escursione in rafting o un volo in parapendio sul lago di Pokhara. Ci sono svariate possibilità per una bella dose di adrenalina!

Tu ci torneresti?

Sì, magari tra qualche anno.

Lillo mi ha parlato dei suoi trekking sugli altipiani al confine con il Tibet e mi piacerebbe andarci. L’unico problema è un volo tra le montagne che non sempre decolla causa vento e poi una camminata di trenta giorni… magari la prossima volta con più tempo, allenamento e coraggio!

Una viaggiatrice in Nepal

Prossima meta?

Quest’anno prima di decidermi per il Nepal ero orientata verso il Myanmar. Me ne hanno parlato molto bene e poi i miei genitori ci sono già stati e io non posso rimanere indietro!

 

Potete seguire Jenni sui suoi neo nati canali social Instagram e Twitter e se avete domande non esitate a contattarmi!

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Silvia's Trips

Hi there! My name is Silvia and after 15 years between the Paris Opera and the Palau de les Arts in Valencia I now run a boutique hotel in Cinque Terre, deal with tourism management and blogging, sail, horse-ride, play guitar and write about my solo trips around the world. For more info about me and my travel blog check my full bio.