Viaggio in Senegal con Gianpaolo
Gianpaolo è un amico con la passione per la barca e vela, anche lui socio di Vento in Poppa e anche lui grande viaggiatore. Da tempo ha fatto del Senegal una tappa fissa e trattandosi di una destinazione che conto di visitare quanto prima ho pensato di fargli qualche domanda utile per organizzare il mio proprio viaggio in Senegal.
Se anche voi state pensando a un viaggio in Senegal penso che questo botta e risposta potrà esservi utile o magari ispirarvi e convincervi a partire se non l’avevate mai presa in considerazione come opzione.
Buona lettura.
Parlami un po’ di te: cosa fai, di cosa ti occupi?
Lavoro nel mondo delle energie rinnovabili da circa dieci anni, mi occupo di consulenza per grandi costruttori e investitori nella ricerca e gestione di progetti di impianti fotovoltaici in giro per il mondo. Da anni viaggio molto per lavoro e vivo per periodi medio-lunghi in Senegal dove ho in corso una serie di progetti.
Da quanto conosci e frequenti il Senegal esattamente?
Da aprile 2013. Sono arrivato come capo-progetto per una ONG italiana che doveva terminare un percorso di tre anni in cui è stata realizzata una attività di formazione informatica e di costruzione di un laboratorio per gli studenti di un liceo nella località di Guediawaye, periferia di Dakar.
Nell’ultimo anno il progetto prevedeva la costruzione di un impianto fotovoltaico per rendere indipendente il Liceo per ciò che concerne il fabbisogno energetico, alimentare il laboratorio realizzato, dare la possibilità di utilizzare in maniere efficiente e continua le strumentazioni tecniche (si tratta di un Liceo tecnico, un po’ il corrispondente del nostro IT) a disposizione degli studenti per la loro formazione in ottica di inserimento professionale. La centrale fotovoltaica rappresenta anche un’esperienza per gli studenti per imparare l’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili e dare loro una nuova conoscenza applicabile in ambito di lavoro.
Dal 2014, terminato il mio progetto, ho proseguito la mia attività professionale come consulente per grandi Società interessate ad investire sul territorio per la realizzazione di impianti fotovoltaici di grandi dimensioni e tuttora continuo ad essere impegnato in questo ambito.
Non vivo più fisso a Dakar ma vi soggiorno per periodi medio lunghi (2-3 settimane almeno ogni due mesi).
Qual è stata la tua primissima impressione sul Senegal?
Ho pensato subito che il Senegal è un paese accogliente il cui valore aggiunto è rappresentato dalle persone e dalla loro predisposizione alla socializzazione e condivisione di quanti più aspetti possibile della vita quotidiana.
Dakar è una città caotica, inquinata, molto viva, tutto sommato sicura, con una forte presenza di stranieri (expat come ci chiamiamo, o toubab, termine vagamente spregiativo che i senegalesi usano per indicare i bianchi).
Com’è il tuo rapporto con la sua gente?
Buono ma non buonista.
Mi spiego: i senegalesi hanno una inclinazione naturale alla socializzazione, al dialogo, sono abituati alla coabitazione e alla tolleranza, hanno sempre convissuto pacificamente con tutti, sono un popolo che fa della gioia di vivere e della tranquillità il proprio modo di essere. Mai aggressivi, hanno sempre una buona fiducia nel domani e una tendenza a non preoccuparsi troppo né a programmare. L’altro lato della medaglia è una diffusa inaffidabilità ed una certa mancanza di spirito di iniziativa. È l’ultimo popolo della terra che farebbe una rivoluzione, ma questo li rende anche un po’ indolenti e inclini al “laisser faire”. Se fossi un semplice turista o uno che vuole stare in Senegal per passare il tempo sarebbe tutto sommato un paradiso, dovendoci lavorare ed intrattenere rapporti professionali a volte questa loro caratteristica comportamentale crea problemi.
Quali sono gli aspetti che ti piacciono di più?
Del Senegal amo l’allegria della gente, la capacità di socializzazione, la loro gentilezza e inclinazione alla condivisione. Dakar è una città dove c’è tutto, ci si diverte e ci sono varie opportunità oltre che una vita musicale e artistica frizzante. Le spiagge pulite sono poche, ma potenzialmente puoi andare al mare 12 mesi all’anno, non a caso mi sono scelto casa a 50 metri dal mare. Con poche ore di viaggio si possono visitare luoghi ameni lontani idealmente mille miglia dal caos della città, con panorami tipicamente africani, corsi di acqua e vita rilassata dei villaggi.
Cosa ti piace di meno?
La disorganizzazione in Senegal, l’incapacità di avere logica e ordine in pressocchè tutti gli aspetti della vita quotidiana, pressappochismo nel modo lavorativo, burocrazia e inefficienza nella gestione della cosa pubblica. Tanto inquinamento e totale anarchia nella gestione dei rifiuti.
Anche alcuni aspetti caratteriali della gente che ti vede spesso come un bianco che dovrebbe essere obbligato a dar loro soldi.
Quale pensi debba essere il giusto approccio decidendo di andare in Senegal per la prima volta?
Quello che si dovrebbe avere in qualsiasi viaggio, cioè tabula rasa: nessuna idea, aspettativa, immagine. Farsi impressionare come una carta fotografica da tutto ciò che arriva, con il minor filtro possibile, non con ingenuità ma con spirito positivo di curiosità, prendendosi poi il giusto tempo per elaborare, valutare, riflettere su quello che si è vissuto.
Quali mete, attività e/o attrazioni consigli per un primo viaggio?
Nell’ipotesi di un viaggio breve (tipo 2 settimane) Dakar merita non più di 3-4 giorni di visita: Plateau, il centro attivo della città con il mercato kermel, la zona di Sandaga, il Museo Ifann. l’isola di Goré, l’isola di Ngor, una puntata al monumento della Renaissance Africaine (per me orribile, ma divenuto il simbolo della città), la moschea della divinità, il faro da cui godere di una vista quasi completa della città e Point des Almadies, il punto più occidentale del continente africano. Le spiagge di Yoff e di Mamelles, il mercato del pesce di Sumbedioune.
Poi conviene fuggire dalla città e fare una capatina al Lago Rosa, dopodiché puntare verso sud, destinazione Sine Saloum, una zona bella di canali di acqua salata in mezzo ad isole e mangrovie. Si può arrivare alla località di Ndangane e prendere la piroga per Mar Lodj. Sul tragitto potrebbe valere una pena una tappa alla riserva naturale di Bandia che conserva fauna e flora che non sono visibili nel paese a causa della presenza antropica.
Di sicuro la tappa più interessante è la Regione della Casamance, all’estremo sud, dopo il Gambia e al confine con la Guinea Bissau. Qui si può far tappa a Cap Skirring e visitare i canali formati dal delta del fiume Casamance, l’isola di Carabane, fino rientrare al capoluogo della regione, Ziguinchor. Con un po’ più di tempo e pazienza si può andare fino Tambacounda e oltre e andare a vedere il parco di Niokolo Koba, verso il confine con la Guinea.
A nord invece è d’obbligo una tappa a Saint Louis, città coloniale con un caratteristico ponte ed una stretta striscia di terra vagamente collegata dalla costa a formare la langue de barbarie. Sulla strada ci sono le dune del deserto di Lompoul dove si svolge ogni mese di novembre un interessantissimo festival musicale.
Se si vuole vedere qualcosa di caratteristico per la religione Mourid (la corrente dell’Islam maggioritaria tra la popolazione) può valere la pena visitare la città Santa di Touba, che si anima ogni anno a novembre in occasione del pellegrinaggio del Magal.
C’è qualcos’altro che vuoi condividere della tua esperienza?
Il cibo: il piatto tipico è il tiep ou djien (cioè riso e pesce), un ricco piatto unico con riso bollito, una piccola parte di riso tostato, pesce affumicato (di solito il thiof, la nostra cernia), verdure ed un sugo cotto con olio di palma o di arachidi. Varianti sono il tiep ou jap (riso e carne) o il tiep ou ghina (riso e pollo).
Altre tipicità lo yassa poulet (pollo con salsa di cipolle), il cous-cous africano, il mafé (stufato con verdure), il supukandjia (una specie di zuppa con pesce e frutti di mare, da sapore molto deciso).
In generale il pesce ed il riso sono la base dei pasti: il riso è parzialmente coltivato in Senegal e per la maggior parte importato dal sud-est asiatico, il pesce è oggetto di una delle attività economiche più diffuse. La carne invece è per i ricchi.
Mettiamo un attimo da parte il Senegal. Quali viaggi passati ti sono piaciuti di più e perché?
Yemen, un luogo rimasto a 100 e più anni fa: le città di fango di Seyun e Shibam sono magiche, attraversare il deserto dell’Hadramawt è una esperienza meravigliosa, il mercato di Sanaa è imperdibile.
Perù: le Ande, Macchu Picchu, il lago Titicaca, un viaggio meraviglioso.
Gerusalemme: bisogna andarci per provare ciò che è impossibile da descrivere.
Ultimissima domanda: il prossimo viaggio?
Negli ultimi anni ho avuto sempre troppo da fare per lavoro, ma ho una serie di viaggi in canna… diciamo che se non avessi problemi di budget, tempo, lavoro, andrei in India (nord), Tibet e Bhutan.
Un’altra meta da mettere in conto di visitare al più presto sarebbe il sud dell’Argentina: Patagonia e Terra del Fuoco, Torres del Paine, Capo Horn.
Più probabilmente però il prossimo viaggio sarà Capo Verde, anche perché ho una barca a vela presa con un socio e non sono ancora riuscito ad andarci.
Informazioni pratiche per il viaggio in Senegal
Per entrante in Senegal occorre un passaporto con validità residua di almeno sei mesi, ma nessun visto.
Effettuano collegamenti settimanali con Dakar le seguenti compagnie europee: Air France, Bruxelles Airlines, Iberia, CorsAir, Air Europa, TAP e Meridiana direttamente da Milano.
La Farnesina consiglia le seguenti vaccinazioni: meningite, epatite A e B, tetano e tifo, difterite, poliomelite, meningococcco, morbillo, nonché la profilassi antimalarica (per esperienza personale consiglio il Lariam, ma valutate con il vostro medico curante).
Per maggiori dettagli vi consiglio di consultare sempre e comunque la pagina dedicata al viaggio in Senegal sul sito Viaggiare Sicuri e di registrare il vostro itinerario sul sito Dove siamo nel mondo.
Bon voyage 🙂