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2 min.

Il mal d’Africa, un’emozione che obnubila

Una forma di nostalgia che poco a poco si deposita sul fondo dell’anima e ci si nasconde per tornare a galla quando meno ci se l’aspetta e  riempire gli occhi di lacrime per pochi istanti e al contempo rasserenare.

Il mal d’Africa è un mito che esiste.

Il Mal d'Africa

Ci convivo da qualche anno.
I primi tempi non mi permetteva di pensare a nient’altro che ad un ritorno imminente in Kenya, a come potermici trasferire, come restare in contatto con le persone incontrate durante il viaggio, come aiutarle, come sentirmi meno futile ed inutile…

Già, perché tornare al lavoro in teatro a Valencia dopo il soggiorno nella savana fu un’esperienza durissima. Il mondo fatto di allestimenti, costumi, armonie e perfezionismi che fino a poche settimane prima era quello da me amato e nutrito, all’improvviso si era trasformato in fonte di disagio, vergogna anche.

Il Mal d'Africa

Il mal d’Africa si è fatto strada dentro di me fin dai primi minuti di viaggio verso l’interno.
Un viaggio scomodissimo incastrata dentro ad un vecchio scuolabus con sedili per bambini, stracolmo di persone, borse e vivande, attraverso villaggi e lungo piste interminabili e dissestate, ricavate nella terra rossa, tra baobab e tamarindi.

Un viaggio iniziato poco dopo la mezzanotte a Malindi e nel quale ho realizzato che i bambini che hanno la fortuna di andare a scuola devono incamminarsi molto prima dell’alba per arrivare in tempo a destinazione, che la notte africana è una notte nera che amplifica anche i sospiri, dove il cielo sembra schiacciare tutto e tutti tanto pare vicino, che il bordo pista pullula di uomini e donne che percorrono chilometri al buio.

Il mio mal d’Africa però è fatto di luci e colori talmente accesi da non sembrare naturali, di spazi immensi che tendono all’infinito, di animali che popolano romanzi d’avventura e sogni d’infanzia, di lentezza, di sorrisi che toccano e restano

Il mio mal d’Africa è strettamente legato al Parco Nazionale dello Tsavo Est,  istituito nel 1948 e costituito da pianure secche costellate di cespugli spinosi e stagni paludosi lungo il letto del fiume Galana, sovrastato dall’altopiano di Yatta. Due terzi del parco sono adibiti alla ricerca scientifica e quindi chiusi al pubblico.

Il mio mal d’Africa a volte è lieve come un sospiro appena percettibile, altre volte violento e doloroso.  È un’emozione preziosa e che tutto sommato mi tiene in equilibrio.  Una nostalgia da custodire… fino al prossimo soggiorno nel cuore del Continente Nero.

Silvia's Trips

Hi there! My name is Silvia and after 15 years between the Paris Opera and the Palau de les Arts in Valencia I now run a boutique hotel in Cinque Terre, deal with tourism management and blogging, sail, horse-ride, play guitar and write about my solo trips around the world. For more info about me and my travel blog check my full bio.