Itinerario molto personale alla scoperta di Vernazza
Vernazza è per tutti la famosa perla delle Cinque Terre, la cartolina perfetta e imperdibile… Vernazza però è per me molto di più.
Nulla come il profumo ha il potere di proiettarmi in luoghi e situazioni passate. Mi basta percepire un lieve odore per ricordare ed emozionarmi lasciandomi trasportare come in un film fatto di flashback.
Penso che un po’ tutti associno determinati profumi a certi luoghi o persone, ma per me c’è un luogo speciale che è mappato in base a profumi ed odori ben precisi.
Vernazza.
Casa…
Il salmastro ad esempio mi riporta sempre nel Ventegà, poco importa dove mi trovi quando annuso l’aria impregnata di salsedine.

Il Ventegà è il piccolo spiazzo sotto al Belforte, dove durante la stagione estiva attraccano i battelli e dove da bambini si impara a tuffarsi dalla Gaggiaèlla… già, a Vernazza anche gli scogli hanno un nome!
Nella mia mente non mi ci ritrovo d’estate, ma fuori stagione, quando al massimo ci si possono incrociare uno o due pescatori in compagnia della loro canna e un gatto in cerca di coccole. Quando ci si può sedere sullo scoglio e lasciar vagare sguardo e pensieri, cullati dalla risacca e da quel profumo per me unico, che qui è più concentrato che altrove.
C’è poi una sfumatura di salmastro diversa, quella data dall’incontro col legno e che d’inverno invade parte della piazza e il versante destro risalendo via Roma, quello all’ombra, quello lùvegu (umido), dove vengono parcheggiati i coloratissimi gozzi.
I gozzi si possono trovare in paese anche d’estate, in caso di mareggiata, ma non so se si possa parlare di “profumo di salmastro”… quando c’è mare grosso, in particolare se con vento di libeccio, il salmastro inghiotte tutto il borgo!
Già che ho menzionato il lùvegu… non si tratta propriamente di un profumo, ma ce n’è una variante particolare, quella data dalle vecchie mura spesse, che spesso si sente visitando castelli e torri… ovviamente quando mi capita ho sempre dei brevi flash che mi fanno visualizzare la scalinata che sale in cima alla torre del castello Doria, il Castê.
Fu costruito intorno all’XI secolo per la difesa del borgo ed il suo perimetro è completamente irregolare. Se ci si ferma a guardarlo da sopra la torre di guardia all’inizio del sentiero che porta a Corniglia (in realtà vi consiglio di percorrerlo da Corniglia a Vernazza per godere di un panorama a dir poco spettacolare all’arrivo…) si nota come le mura seguano la scogliera.
Un altro profumo, che per molti si limita ad essere un odore, che amo e che mi fa viaggiare come su una nuvoletta tra bellissimi momenti della mia infanzia, è quello della terra.
Solitamente lo si associa alla campagna, ma per me anche la campagna è a Vernazza… ci andavo tutte le mattine insieme a mio nonno e ne andavo molto fiera. Passavo ore a guardarlo lavorare nei campi, zappare solchi, rigorosamente in squadra (!), seminare, annaffiare e quando mi assegnava un qualsiasi compito era gioia vera.
I “ciàn” in cui mi portava il nonno erano sparpagliati in vari punti del paese, ma ecco quelli che preferivo:
- quello lungo i resti dell’antica cinta muraria, sopra la chiesa dei frati, i Fràtti, situata nella parte alta del paese e da cui si gode di un bellissimo panorama. Si tratta di una chiesa ormai sconsacrata, annessa all’antico convento dei Frati Minori Riformati di San Francesco, attuale sede del comune. Quest’orto mi piaceva molto perché da lì potevo vedere casa, a Funtanavèccia e poi perché potevo mangiare pesche, albicocche, pere e mandarini cinesi direttamente dalle piante. In piena estate poi facevo delle mega scorpacciate di more, mùe, che crescevano lungo le mura 🙂
- quello subito sotto al Santuario di Reggio – lungo a strà dê Rèzzu. Qui ci sono solo ulivi e tantissimi odori, udû, che crescono contro i muretti a secco. Quanto mi portava qui me la svignavo molto spesso però… con la scusa di andargli a prendere dell’acqua fresca alla fontana sul piazzale del santuario, che per noi è la più buona di tutte, mi perdevo a guardare il panorama, a giocare con le lucertole… quando tornavo faceva finta di sgridarmi ed io di essere pentita 😉 Se venite a Vernazza e ve lo consiglio vivamente, non potete non incamminarvi lungo il sentiero che porta a Reggio! Le origini sono molto antiche e i primi documenti in merito risalgono al 1248, ma al di là della sua storia, della bellezza del panorama e della sua pace, si tratta di un luogo caro a tutti i vernazzesi. La prima domenica di agosto poi si festeggia la Madonna di Reggio: la vigilia si andava al Santuario in processione e noi bambini venivamo vestiti da pellegrini (per me una tragedia), mentre la domenica ci si ritrovava tutti a mangiare sul piazzale e non potevano mancare i dolci tipici, i canescè accompagnati dal rinomato Sciachetrà, u vin dùse.
- quello lungo il sentiero che porta a Monterosso… l’oliveto da cui tutti oggi scattano la classica foto di Vernazza…
- un altro orto che amavo moltissimo purtroppo è stato portato via dall’alluvione del 25 ottobre 2011… si trovava lungo il canale ed era bellissimo e mi ha regalato momenti magici.
C’è poi l’odore di cantina… un mix di legno, mosto, vino… quella dei nonni è dietro casa, alla Fontanavecchia e tutto quello che ruota intorno alla vendemmia e alla produzione del vino era per me una festa… si riuniva tutta la famiglia e molti amici per giorni ed era una risata continua nonostante la fatica. Giornate splendide e preziose.

Insomma, questa è la mia Vernazza e la porto sempre con me, perché il bello del profumo è che lo puoi portare via senza nulla togliere alla pianta, luogo o persona da cui emana…
P.S. Per maggiori e più approfondite informazioni circa Vernazza e la sua storia, vi consiglio di consultare questa pagina dedicata e il sito di Visit Vernazza, la Pro loco di Vernazza